Prolungamento preavviso dimissioni: richiesta azienda, CCNL e indennità

Prolungamento del Preavviso di Dimissioni: Quando l’Azienda Chiede Più Tempo e Come Funziona
Introduzione: Le Dimissioni e il Ruolo Cruciale del Preavviso
Le dimissioni rappresentano l’atto unilaterale con cui il lavoratore subordinato manifesta la propria volontà di recedere dal contratto di lavoro. Si tratta di un diritto fondamentale del dipendente, speculare al potere di licenziamento del datore di lavoro, sebbene con tutele e procedure differenti. Un elemento cardine che regola l’esercizio di questo diritto è il periodo di preavviso: un intervallo di tempo, definito dalla legge o, più comunemente, dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL), che deve intercorrere tra la comunicazione delle dimissioni e l’effettiva cessazione del rapporto. La funzione del preavviso è duplice: da un lato, consente al datore di lavoro di organizzarsi per trovare un sostituto o riallocare le mansioni; dall’altro, offre al lavoratore (in caso di licenziamento) un margine temporale per cercare una nuova occupazione. Tuttavia, cosa accade se, in caso di dimissioni del lavoratore, è l’azienda stessa a necessitare di un periodo più lungo rispetto a quello standard? Esploriamo la fattispecie del prolungamento del preavviso su richiesta datoriale, analizzando le basi normative, il ruolo dei CCNL e le necessarie compensazioni economiche per il dipendente.
Il Preavviso Standard: Durata e Calcolo secondo i CCNL
La durata standard del periodo di preavviso in caso di dimissioni non è fissata in modo univoco dalla legge (l’articolo 2118 del Codice Civile ne sancisce l’obbligo generico), ma è demandata alla contrattazione collettiva. I CCNL, specifici per ogni settore merceologico (es. Commercio, Metalmeccanico, Chimico, ecc.), stabiliscono la durata del preavviso in base a due parametri principali:
- Livello di Inquadramento: Maggiore è la qualifica e la responsabilità del lavoratore, maggiore sarà, di norma, il periodo di preavviso richiesto.
- Anzianità di Servizio: Più lungo è il periodo trascorso dal lavoratore presso la stessa azienda, più esteso sarà il preavviso dovuto.
È fondamentale, per il lavoratore dimissionario, consultare il proprio CCNL di riferimento per determinare correttamente la durata del preavviso che è tenuto a rispettare. Un errore nel calcolo potrebbe portare a trattenute in busta paga (la cosiddetta “indennità sostitutiva di preavviso” a favore dell’azienda). Un aspetto operativo cruciale riguarda la compilazione del modulo telematico di dimissioni (obbligatorio per la maggior parte dei lavoratori subordinati, accessibile tramite il portale ClicLavoro del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali): la “data di decorrenza delle dimissioni” da inserire non è il giorno in cui si compilano le dimissioni, né l’ultimo giorno di lavoro, bensì il giorno successivo all’ultimo giorno di lavoro effettivo, tenendo conto del completo decorso del periodo di preavviso calcolato secondo il CCNL. Ad esempio, se il CCNL prevede 30 giorni di preavviso e l’ultimo giorno lavorato è il 15 giugno, la data di decorrenza da indicare sarà il 16 giugno (anche se fosse domenica o festivo), supponendo che i 30 giorni siano interamente compresi nel periodo precedente.
La Deroga al Preavviso Standard: Il Prolungamento Concordato
Sebbene il preavviso definito dal CCNL rappresenti la regola generale, il diritto del lavoro ammette delle deroghe, purché non ledano i diritti fondamentali del lavoratore e, spesso, trovino una giustificazione o una regolamentazione specifica. Una di queste deroghe è rappresentata dalla possibilità di prolungare il periodo di preavviso rispetto a quanto previsto dalla contrattazione collettiva. Questa eventualità, come indicato nel testo di input, non è un’imposizione unilaterale, ma deve scaturire da una delle seguenti fonti:
- Previsione Specifica del CCNL: Alcuni contratti collettivi possono contemplare esplicitamente la possibilità per l’azienda di richiedere un’estensione del preavviso in determinate circostanze (ad esempio, per figure apicali o per particolari esigenze produttive/organizzative), definendone anche le modalità e le eventuali compensazioni. È possibile consultare i testi dei CCNL depositati presso l’archivio del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL).
- Accordo Individuale (Patto tra le Parti): Anche in assenza di una specifica clausola nel CCNL, datore di lavoro e lavoratore possono liberamente concordare un prolungamento del periodo di preavviso originariamente dovuto. Questo accordo si basa sul principio dell’autonomia negoziale delle parti.
La Richiesta Formale dell’Azienda: Motivazioni e Procedura
Quando è l’azienda a sentire la necessità di trattenere il lavoratore dimissionario per un periodo superiore a quello del preavviso standard, deve attivare una procedura formale. Solitamente, l’iter prende avvio con una comunicazione scritta (una “lettera di richiesta di prolungamento del periodo di preavviso”) indirizzata al lavoratore. Le motivazioni dietro tale richiesta possono essere varie:
- Complessità del Passaggio di Consegne: Mansioni particolarmente delicate, progetti strategici in corso, o la necessità di un affiancamento approfondito al sostituto possono rendere insufficiente il preavviso standard.
- Difficoltà nel Reperimento del Sostituto: Per profili professionali altamente specializzati o in particolari condizioni di mercato del lavoro, trovare un rimpiazzo adeguato può richiedere più tempo.
- Completamento di Attività Urgenti o Indifferibili: L’uscita del lavoratore potrebbe compromettere la chiusura di progetti o attività con scadenze imminenti.
La lettera dovrebbe chiarire la durata dell’estensione richiesta e, aspetto fondamentale, specificare la natura e l’entità della compensazione economica offerta al lavoratore per la sua disponibilità a rimanere oltre il termine originario.
Il Consenso del Lavoratore e la Necessaria Compensazione Economica
Salvo rare ipotesi in cui il CCNL preveda un meccanismo quasi automatico (comunque soggetto a condizioni specifiche), la richiesta di prolungamento del preavviso da parte dell’azienda richiede il consenso esplicito del lavoratore. Il dipendente non è, di norma, obbligato ad accettare. La sua permanenza in azienda oltre la scadenza del preavviso contrattuale rappresenta un “maggior onere”, una prestazione lavorativa aggiuntiva rispetto a quanto strettamente dovuto in fase di recesso. Proprio per compensare questo prolungamento della prestazione e la potenziale posticipazione di altri progetti professionali (es. l’inizio di un nuovo lavoro già trovato), è prassi consolidata, e spesso richiesta dai CCNL che regolano la materia, la corresponsione di un’indennità economica specifica o di una somma una tantum.
Questa compensazione è distinta e aggiuntiva rispetto alla normale retribuzione per il periodo lavorato e alle spettanze di fine rapporto (TFR, ferie residue, ecc.). L’entità di tale importo può essere:
- Stabilita direttamente dal CCNL (se prevede la fattispecie).
- Oggetto di libera negoziazione tra azienda e lavoratore nell’ambito dell’accordo individuale.
È essenziale che l’accordo sul prolungamento e sulla relativa compensazione sia formalizzato per iscritto, preferibilmente attraverso una scrittura privata firmata da entrambe le parti, che specifichi chiaramente la nuova data di cessazione del rapporto e l’importo concordato a titolo di indennità per il prolungamento.
Formalizzazione dell’Accordo e Implicazioni Pratiche
Una volta raggiunto l’accordo tra azienda e lavoratore per il prolungamento del preavviso, è cruciale formalizzarlo adeguatamente. Un accordo scritto dovrebbe contenere:
- I dati identificativi delle parti.
- Un riferimento alla lettera di dimissioni originaria del lavoratore e alla data di decorrenza inizialmente prevista.
- La chiara volontà comune di estendere il periodo di preavviso.
- La nuova data di effettiva cessazione del rapporto di lavoro.
- L’indicazione precisa dell’importo economico riconosciuto al lavoratore a titolo di compenso per il prolungamento e le modalità di erogazione (es. in un’unica soluzione nell’ultima busta paga).
Dal punto di vista operativo, se le dimissioni erano già state inviate telematicamente con la vecchia data di decorrenza, potrebbe essere necessario valutare con un consulente del lavoro o tramite i canali di assistenza del Ministero se sia possibile/necessario annullare la comunicazione precedente e inviarne una nuova con la data aggiornata, oppure se l’accordo scritto sia sufficiente a rettificare la data di cessazione comunicata al Centro per l’Impiego tramite le comunicazioni obbligatorie aziendali (Unilav). È consigliabile verificare le procedure più aggiornate sui portali istituzionali come ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro).
Considerazioni Finali per il Lavoratore
Per il lavoratore che riceve una richiesta di prolungamento del preavviso, è importante valutare attentamente la proposta. I vantaggi includono l’ottenimento di una somma extra e il mantenimento di buoni rapporti con l’ex datore di lavoro, il che può essere utile per future referenze. Tuttavia, gli svantaggi possono risiedere nel ritardare l’inizio di una nuova opportunità lavorativa già concretizzata o nel prolungare la permanenza in un ambiente lavorativo da cui si desiderava uscire. La decisione deve basarsi su una valutazione personale delle proprie priorità e sulla congruità dell’offerta economica proposta dall’azienda a fronte del “sacrificio” richiesto. In conclusione, il prolungamento del preavviso di dimissioni è uno strumento flessibile, ma deve sempre fondarsi sul consenso e su un equo bilanciamento degli interessi, garantito da una chiara formalizzazione dell’accordo e da un’adeguata compensazione per il lavoratore.
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